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Coronavirus

2020

Le prestazioni per i pazienti no Covid: indagine lampo

Tra i tanti contraccolpi subiti dalla popolazione a causa della pandemia da COVID-19, sono stati registrati problemi legati alla consueta programmazione e organizzazione delle attività ospedaliere, con forti ripercussioni sia nella continuità delle cure dei pazienti già in carico al Servizio Sanitario Nazionale che nelle attività previste in ambito preventivo e diagnostico.

Con l’esigenza di dare una misurazione delle mancante erogazioni di servizi e prestazioni sanitarie che ha caratterizzato il periodo del primo lockdown, e che ha contraddistinto anche la seconda fase, e con il timore che le mancate erogazioni e il loro lento ripristino possano continuare a perpetuarsi e far presagire un lungo periodo di riassestamento con conseguente allungamento delle liste d’attesa e mancanza  delle attività essenziali, Fondazione The Bridge ha svolto una prima indagine lampo, propedeutica alla costruzione di una più ampia analisi prevista nei primi mesi del 2021, con l’obiettivo di mostrare una panoramica e analizzare lo stato di emergenza che sta colpendo l’Italia intera. L’indagine si è svolta dal 4 novembre al 23 novembre 2020, sono state selezionate 5 aree patologiche (cardio-vascolare, diabete, fragilità mentali, oncologia, e reumatologia), estendendo l’invito a partecipare a 59 associazioni di pazienti e 5 società scientifiche, con la restituzione di 55 risposte.

Dai risultati della survey, è emerso che i problemi più impattanti nella prima fase pandemica hanno riguardato la diagnostica preventiva (difficoltà per il 78% degli intervistati), la sospensione o il posticipo degli interventi chirurgici non programmati o non urgenti (67% dei casi) e la regolarità delle visite ambulatoriali (60% dei casi). Il 62% degli intervistati inoltre ha riportato difficoltà dovute alla necessità di riconvertire reparti o addirittura intere strutture ospedaliere. Queste difficoltà hanno riguardato tutto il panorama nazionale, con maggiore gravità per quanto riguarda le aree più colpite dall’emergenza pandemica.

Confrontando la prima e la seconda fase pandemica, nel complesso si è registrata una maggiore capacità acquisita nel fronteggiare le difficoltà, con tuttavia una maggiore inconsapevolezza dei rispondenti nei riguardi di questa nuova fase. Andando ad osservare nel particolare, si è osservato un miglioramento nella diagnostica preventiva, passando da una situazione segnalata come fortemente grave ad un livello meno impattante, nell’accesso alle cure e alle terapie, nelle visite ambulatoriali e interventi chirurgici, mentre invece è stato registrato un lieve peggioramento per quanto riguarda la fornitura dei farmaci.

La pandemia da COVID-19 ha generato diverse ripercussioni sul 79% dei pazienti no-Covid, in alcuni casi in maniera molto grave, con una stima di aumento del tasso di mortalità del 16% e un peggioramento delle condizioni di salute nel 39% dei rispondenti, con nessun miglioramento per quanto concerne la problematica legata all’allungamento delle liste d’attesa. Infine, dalla maggior parte degli intervistati, è stata segnalata una lacuna rispetto l’introduzione di strumenti alternativi per garantire anche in fase d’emergenza la continuità della presa in carico dei pazienti; laddove presenti, gli strumenti sono considerati inadeguati (76% dei casi), in quanto insufficienti (25%) o implementati solo in poche Regioni (51%).